Il progetto dello Scudo Verde a Firenze, promosso dall’amministrazione comunale con l’intento di ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità dell’aria, ha suscitato numerose polemiche tra cittadini e imprenditori. In teoria, si tratta di una misura volta a limitare la circolazione dei veicoli più inquinanti in determinate aree della città, riducendo così le emissioni di CO2. Tuttavia, come spesso accade con le politiche ideologiche, la realtà dei fatti è ben diversa. Lo Scudo Verde rischia di diventare l’ennesima misura che penalizza i cittadini senza offrire una vera soluzione ai problemi ambientali della nostra città.
Da sempre mi schiero contro politiche che colpiscono le persone comuni, quelle che ogni giorno devono fare i conti con spese crescenti, mobilità limitata e difficoltà logistiche. Lo Scudo Verde, così come concepito, non tiene conto delle esigenze di chi vive e lavora a Firenze. Chi possiede un’auto più vecchia, spesso non per scelta ma per necessità economica, si troverà di fronte a costi insostenibili per adeguarsi alle nuove normative, senza contare le difficoltà di mobilità che ne deriveranno.
L’introduzione di un sistema di restrizioni basato sulla classe di emissioni dei veicoli potrebbe sembrare un’idea ecologica a prima vista, ma non risolve il problema alla radice. Incentivare l’uso di mezzi di trasporto sostenibili, come biciclette o il trasporto pubblico, è sicuramente importante, ma ciò deve essere accompagnato da investimenti strutturali e da una maggiore efficienza del trasporto pubblico stesso. Ad oggi, il trasporto pubblico fiorentino è ben lontano dall’essere un’alternativa affidabile per chi deve spostarsi rapidamente da una parte all’altra della città, soprattutto nelle zone periferiche.
Il costo sociale ed economico dello Scudo Verde sarà elevato, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Gli anziani, le famiglie a basso reddito, i lavoratori che devono spostarsi frequentemente per motivi professionali saranno i primi a subire gli effetti negativi di questa misura. Non possiamo permetterci di mettere in difficoltà queste persone, chiedendo loro di sostituire i propri mezzi di trasporto senza offrire soluzioni concrete.
La mia proposta è semplice: se vogliamo davvero ridurre l’inquinamento, dobbiamo farlo incentivando il cambiamento, non punendo chi non ha altre alternative. Questo significa offrire incentivi economici per l’acquisto di auto elettriche o a basse emissioni, potenziando il sistema di ricarica per i veicoli elettrici e migliorando l’efficienza dei mezzi pubblici, in modo che diventino davvero un’alternativa valida all’auto privata.
Inoltre, è fondamentale che le politiche ambientali non siano isolate, ma inserite in una strategia complessiva di sviluppo urbano sostenibile. Firenze deve migliorare la propria rete di piste ciclabili, investire nella rigenerazione degli spazi verdi urbani e promuovere il car sharing come mezzo di trasporto flessibile e accessibile a tutti. Ma tutto questo deve essere fatto con il coinvolgimento attivo dei cittadini, delle imprese e delle associazioni locali, che devono essere parte integrante del processo decisionale.
Infine, è essenziale ricordare che la vera sostenibilità non può essere imposta dall’alto con misure punitive. Serve un cambio di mentalità, che si ottiene solo attraverso la sensibilizzazione e il dialogo. Il mio impegno come Consigliere Regionale sarà quello di oppormi a politiche che non tengono conto delle esigenze della popolazione e di lavorare per soluzioni che coniughino la tutela dell’ambiente con il rispetto per i cittadini e per la loro libertà di movimento.
Il nostro obiettivo deve essere quello di costruire una Firenze più vivibile e più sostenibile, ma senza lasciare nessuno indietro.